https://www.pupia.tv - Tra Cremona e le province di Piacenza, Pavia e Monza-Brianza, i carabinieri del comando provinciale cremonese hanno tratto in arresto 12 indagati (10 in carcere e 2 ai domiciliari) per i reati di furto aggravato, ricettazione e riciclaggio, nell'ambito dell'operazione "Donkey". Il provvedimento scaturisce da un’attività d’indagine condotta nei confronti di un sodalizio criminale dedito al riciclaggio, alla ricettazione ed all’appropriazione indebita di autovetture (soprattutto di grossa cilindrata) rubate nelle province di Cremona, Brescia, Piacenza, Bergamo, Lodi, Milano, Monza-Brianza, Pavia, Parma e Torino. Accertato il furto e il riciclaggio di 131 autovetture e sequestrati 11 motori e componentistica, per un valore di circa 4 milioni di euro.
Il lavoro degli inquirenti ha condotto ad appurare che la compagine criminale spesso agiva su commissione di carrozzieri e collezionisti del settore. Individuata l’auto richiesta, veniva approntato un piano per sottrarla, anche attraverso un periodo di monitoraggio delle abitudini di vita dei legittimi proprietari, operando in tempi ristrettissimi. Il sodalizio non si occupava solamente di furti ai fini di “cannibalizzazione”, ma si era anche specializzato a soddisfare il mercato dei collezionisti veri e propri di auto prestigiose per tipologia, palmares sportivo, rarità. Un caso emblematico quello relativo al furto di una Lancia Delta Integrale Martini, rubata nell’ottobre 2019 da un capannone di un imprenditore in provincia di Brescia. Certamente non destinata allo smembramento, bensì conservata come modello unico, impreziosito dall’avere la carta di circolazione intestata al pilota italiano, due volte campione del mondo rally Massimo “Miki” Biasion.
L’indagine ha consentito di individuare il vertice del gruppo criminale nei componenti di una famiglia di Robecco d’Oglio già ampiamente nota nell’ambiente dei furti e del riciclaggio delle autovetture con capacità criminali anche a connotazione transazionale. Le parti dei veicoli venivano commercializzate anche in Slovenia, in Croazia (grazie ad un compiacente rivenditore sloveno) ed in Africa come dimostrano le centinaia di pezzi di componenti “automotive”, per un valore di almeno 300mila euro, già imballati e pronti a partire alla volta del Ghana.
Il volto legale del Gruppo aveva anche consentito ad alcuni degli arrestati di apparire come autorevoli esperti nel crescente mercato dei rari e costosi ricambi delle auto d’epoca, come confermato da un’intervista con una blasonata rivista specialistica di settore, con un articolo dedicato alla sua collezione ed alla vendita di pezzi di ricambio presso una delle società a lui riconducibili, l’Epocastore di Pontevico (Brescia). (27.04.21)